Gli anni 70

La strage di Bologna

Al link in basso segue il resoconto - pubblicato sulla piattaforma digitale "Una bella storia" (https://www.unabellastoria.com/) - del progetto di alternanza scuola-lavoro "Gli anni 70: la strage di Bologna".

Calendario civile: gli anni ’70 – Gli studenti raccontano la strage di BolognaOgni anno Bologna ricorda la strage di Bologna del 2 agosto 1980, ricorda la morte di 85 innocenti periti a seguito dell’esplosione di un ordigno nella sala d’aspetto della stazione del capoluogo emiliano. Ma la storia di quegli anni rimane perlopiù estranea ai programmi di studio delle scuole superiori: gli storici militari hanno coniato l’espressione “fog of war”, la confusione che regna nei campi di battaglia, una confusione che non permette a chi vive l’evento di comprendere con chiarezza cosa sta accadendo. Non lo capì chi fu coinvolto nella tragedia e non lo capirono per lungo tempo gli italiani. Così, per le nuove generazioni, la mancanza di approfondimento e il silenzio delle istituzioni -un’eredità confusa nonostante le sentenze dei tribunali abbiano condannato i mandanti fascisti della strage – rischiano di confinare questi eventi della nostra storia recente in un indistinto dominato da sentito dire e da luoghi comuni. Il progetto Calendario civile: gli anni ’70, curato dall’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età contemporanea di Parma all’interno di un percorso di alternanza scuola-lavoro in collaborazione con il Liceo classico Romagnosi e il Liceo scientifico Marconi e con il sostegno della Fondazione Cariparma, ha messo a confronto studenti con gli storici al fine di riflettere sugli eventi degli anni delle stragi. I partecipanti – provenienti dalle ultime classi del Liceo classico “G. D.  Romagnosi” e del Liceo scientifico “G. Marconi” – divisi in due gruppi hanno affrontato due casi studio: l’omicidio Tobagi e la strage di Bologna. Il secondo gruppo, formato da alunni delle classi di entrambe le scuole, a seguito di un periodo di formazione e didattica in cui hanno incontrato storici esperti sul tema, ha effettuato una visita sui luoghi della strage e un incontro con i testimoni (con il fondamentale supporto della storica Cinzia Venturoli), ha realizzato un incontro pubblico durante il quale ognuno ha potuto raccontare in maniera personale, attraverso modalità d’espressione differenti, le loro riflessioni su questo fatto così vicino cronologicamente ma anche così lontano dalla loro sensibilità. La restituzione finale, che ha avuto luogo nell’aula magna del Liceo Classico “G. D. Romagnosi” il 31 maggio 2018, era costituita da unità autonome che tuttavia insieme ricostruivano un quadro completo della violenza e della cultura di quegli anni: Virginia Stevenin (III A del Romagnosi), Alexa Mastaj (II G del Romagnosi) e Elena Agnesini hanno raccontato il contesto storico partendo dal 1968 attraverso l’analisi di fotografie d’epoca; Jacopo Artoni e Giacomo Abbati Brunazzi (entrambi della II A del Romagnosi) hanno illustrato al pubblico la storia e gli obbiettivi dei gruppi eversivi di destra; Giada Vincetti (II D del Romagnosi), Xhoana Kaja (II G del Romagnosi)  ed Emma Romanini (IV M del Marconi) hanno narrato, come fosse un reportage giornalistico, le vicende processuali; Lara dell’Acqua, Asia Pezziga (IV M del Marconi)  e Giada Ricci (IV K del Marconi) hanno riflettuto sulla trasmissione della memoria (o la mancanza della stessa) sia attraverso i canali istituzionali ma anche i media popolari, realizzando anche un’inchiesta tra i cittadini di Parma e i loro coetanei verificando l’effettiva conoscenza riguardo la strage; Miriam Piantoni e Sara Bernardelli hanno raccontato le biografie di alcune vittime e presentato delle riflessioni finali sul senso della violenza e sulle ricadute di quest’ultima nella vita e nelle famiglie degli innocenti coinvolti. Sono vittime solo coloro che sono morti o anche coloro che sono sopravvissuti alla perdita di un conoscente o di un familiare? A conclusione dell’incontro, alcuni docenti sono stati invitati a riflettere pubblicamente sui metodi adottati e le problematiche che possono emergere quando si tratta di insegnare oggi la storia degli “anni di piombo e del tritolo”. Adottando un approccio misto tra la narrazione “viva” propria del giornalismo e della docu-fiction e uno sguardo più scientifico, i partecipanti hanno provato a ridare una voce alle vittime innocenti della violenza stragista, vittime a cui tocca soffrire una seconda volta sia per la mancanza di appropriate pene inferte ai colpevoli sia per la condanna all’oblio a cui sono relegati nella memoria delle nuove generazioni: dare loro la giustizia che a loro è stata negata, vuole anche quindi anche dire perpetuare la loro memoria.