Percorsi del '900

Presentazione

Il progetto storico-didattico “Percorsi del ‘900” da oltre vent’anni mette a disposizione di studenti e insegnanti i metodi, la documentazione e le analisi interpretative della ricerca storica proponendo sotto forma laboratoriale il lavoro e i risultati di ricerca condotti da storici sui temi del Novecento.

Studiare il secolo ormai trascorso significa orientarsi in una grande mole di avvenimenti e di questioni ancora aperte. La storiografia contemporanea rappresenta un terreno complesso, nel quale coesistono posizioni teoriche e metodologiche diverse. L'indagine e l'insegnamento della storia contemporanea implicano la presa di coscienza delle trasformazioni radicali che caratterizzano il nuovo secolo interrompendone la continuità con quello ormai concluso. Lo sviluppo della civiltà virtuale e multimediale ha portato ad una accelerazione della storia, a un consumo rapido del presente che sta segnando un forte cambiamento mentale e cognitivo.

L'importanza di queste questioni posiziona la scuola e l'Istituto storico della Resistenza e dell'età contemporanea al centro di una didattica della storia che deve confrontarsi sia con la storiografia, anche attraverso le nuove fonti, sia con l'universo della comunicazione. In una società così complessa la circolazione del sapere storico, infatti, si lega sempre di più a un insieme molto ampio di soggetti e di strumenti.

Numerosi sono gli interrogativi che il presente pone a chi ha il compito di trasmettere conoscenze in grado di interagire con l'oggi. Il modello didattico della ricerca simulata consente con buoni risultati di giungere attraverso l'analisi del passato alla consapevolezza del concetto chiave di cittadinanza, dalla dimensione locale a quella mondiale. Un'educazione alla ricerca che può rappresentare soprattutto educazione alla responsabilità.


Modalità di partecipazione

Le scuole possono usufruire del programma didattico “Percorsi del Novecento” attraverso la presentazione del modulo di partecipazione allegato al presente dossier, compilato in ogni sua parte, nel quale viene indicato anche il numero complessivo degli incontri richiesti. Il costo a incontro è confermato a Euro 50,00.

Per quanto riguarda i viaggi d’istruzione ai luoghi della memoria, le spese di trasporto e quelle inerenti le visite guidate non sono comprese nei costi relativi alle lezioni.

Inoltre, a causa della forte domanda che ha interessato alcuni laboratori didattici nel corso degli anni scolastici passati, l’Isrec ha deciso di avviare l’attività nelle scuole a partire dai primi giorni del mese di febbraio.

I moduli di partecipazione, infine, dovranno pervenire all’Istituto possibilmente entro il 31 gennaio 2018.

Le domande potranno essere inviate per posta o per e-mail all’indirizzo direzione@istitutostoricoparma.it

Date e modalità di svolgimento delle attività verranno concordate direttamente con l’operatrice o l’operatore responsabile.

Modulo di partecipazione programma didattico.pdf

Proposta didattica

a.s. 2017/2018


1.

Cinema, letteratura e storia. Come leggere un film storico?

Laboratorio di analisi del film

Il laboratorio consiste nella visione collettiva di alcune sequenze di celeberrimi film ad ambientazione storica e, attraverso un approccio interattivo che coinvolga in prima persona gli studenti, si proverà a dibattere su come approcciarsi alla lettura del testo filmico. Si tenterà di discutere insieme ai ragazzi del doppio valore della produzione cinematografica come fonte storiografica (e quindi interpretazione non neutrale di eventi del passato) ma anche come fonte della società al quale il prodotto era destinato e dal quale è stato prodotto. Vista la natura metodologica dell’incontro vi è la possibilità di concordare la scelta del film in base ai singoli programmi affrontati dai ragazzi nel corso dell’anno scolastico, cercando di privilegiare una tipologia di cinema popolare piuttosto che autoriale visto il suo più difficile grado di decifrazione e di mascherata neutralità. L’incontro prenderà in esame film provenienti da decenni diversi e che trattano epoche differenti per cercare di dare una panoramica il più completa possibile di quale sia il rapporto tra cinema e storia sia che si tratti del passato più remoto che di quello a noi più prossimo.

Il numero di incontri e del periodo storico da affrontare verranno fissati d’intesa con l’insegnante; ogni incontro avrà la durata di due ore ciascuno.

Laboratorio per scuole superiori di secondo grado condotto da Carlo Ugolotti

2.

Cinema e la storia Novecento

Dalla propaganda al pacifismo.

I due fronti contrapposti del cinema sulla Grande Guerra

Seppur sovente messa in ombra dall’ancor più tragica e devastante Seconda Guerra Mondiale, la Grande Guerra ha segnato indelebilmente l’inizio ideale di quello che è stato poi definito “il secolo breve”. Quest’anno, in occasione del centenario dall’inizio di quel primo conflitto mondiale, si è riaccesa ulteriormente l’attenzione per quell’evento storico senza precedenti. Il presente laboratorio, nello specifico, si propone di indagare la cinematografia sorta intorno a quell’evento epocale. In particolare, emergono due filoni ideali e contrapposti: il primo è quello costituito dai numerosi film dal chiaro intento propagandistico usciti durante il conflitto stesso; il secondo consiste invece nell’altrettanto numerosa schiera di film pacifisti, usciti nei decenni successivi. Si procederà all’analisi di alcune opere esemplari, con uno sguardo che spazierà dagli anni Dieci fino ad arrivare al nuovo millennio, e con un raggio d’indagine che toccherà la cinematografia francese, quella americana e quella italiana. Si andrà allora dalla dissacrante comicità di Charlie Chaplin con il suo Charlot in trincea (1918) all’esasperato grido pacifista de La grande illusione (Jean Renoir, 1937), dall’amara commedia di Monicelli La grande guerra (1957) al disincantato realismo delle diverse versioni cinematografiche del romanzo Niente di nuovo sul fronte occidentale (Erich Maria Remarque, 1929).

Un incontro di due ore rivolto alle ultime classi delle scuole secondarie di primo e di secondo grado.

Laboratorio condotto da Livio Lepratto.

Il volto del nemico.

La rappresentazione dei nemici nel cinema americano,

tra cinegiornali e film di finzione

La Seconda Guerra Mondiale, in misura molto maggiore rispetto alla Prima, coinvolse sin dal suo scoppio il mezzo cinematografico. E ad avvalersi dell’enorme potere esercitato dalla pellicola furono entrambi i blocchi contrapposti: quello del nazifascismo e quello delle forze alleate. Se in Italia e in Germania le dittature vigenti ricorsero rispettivamente ai Deutsche Wochenschau e ai Cinegiornali Luce, negli USA intervenne la stessa Hollywood a combattere con le proprie armi il temibile nemico oltreoceano. Un celebre regista come Frank Capra si diede allora alla produzione della serie di documentari Why We Fight, incentrati soprattutto sulla propaganda della guerra giusta e sulla stigmatizzazione dei nemici. Ma non meno efficaci furono i numerosi film di finzione che uscirono in quegli anni in America. Il presente laboratorio prenderà in esame film culto come il celeberrimo Casablanca (Michael Curtiz, 1942) e La signora Miniver (William Wyler, 1942), spaziando poi persino nel genere della commedia, neppure essa esente dal comune sforzo propagandistico contro il nemico, come dimostrano Il grande dittatore (1940), feroce satira antinazifascista girata da Chaplin, e Vogliamo vivere! (Ernst Lubitsch, 1942).

Un incontro di due ore rivolto alle ultime classi delle scuole secondarie di primo e di secondo grado.

Laboratorio condotto da Livio Lepratto.

Fughe dall’Italia e approdi in Italia.

Emigrazione, immigrazione ed integrazione raccontate dal cinema italiano

Mai come in questi ultimi anni argomenti quali l’emigrazione/immigrazione, la clandestinità e l’integrazione sono diventati di stringente attualità. L’Italia, come nessun altro paese al mondo, ha assistito nel corso della sua storia ad un’inversione di tendenza totale, per quanto concerne appunto i flussi migratori: da Paese di migranti (nell’Ottocento ma ancora per gran parte del Novecento), l’Italia si è trasformata negli ultimi decenni in un Paese con un’immigrazione via via più elevata e drammatica, per divenire ancora, negli ultimi anni, un Paese che vede emigrare all’estero soprattutto giovani in cerca di maggiori possibilità di studio o di lavoro. Di pari passo il cinema italiano ha raccontato tale trasformazione: ed è appunto questo l’argomento di indagine del presente laboratorio. Il fenomeno dell’emigrazione degli italiani è stato oggetto di attenzione già a partire dal cinema muto, per ottenere poi diverse consacrazioni, come con il film neorealista Il cammino della speranza (Pietro Germi; 1950), o con l’agrodolce e toccante commedia all’italiana Pane e cioccolata (Franco Brusati; 1973). Ma il cinema italiano ha saputo poi raccontare in modo altrettanto incisivo e toccante anche il fenomeno inverso, ovvero quello dell’immigrazione nel nostro Paese. Moltissimi ed assai eterogenei tra loro i registi italiani che hanno avvertito l’esigenza di affrontare nei loro film tale tematica: da grandi maestri del cinema come Bernardo Bertolucci (L’assedio; 1998) e Gianni Amelio (Lamerica; 1994), ad affermati registi come Marco Tullio Giordana (Quando sei nato non puoi più nasconderti; 2005), Giuseppe Tornatore (La sconosciuta; 2006), Carlo Mazzacurati (La giusta distanza; 2007), Matteo Garrone (Ospiti; 1998), fino a diversi cineasti emergenti, quali Daniele Vicari e Paolo Bianchini.

Un incontro di due ore rivolto alle ultime classi delle scuole secondarie di primo e di secondo grado.

Laboratorio condotto da Livio Lepratto.

Origine, ascesa, trionfo e caduta del fascismo nel cinema italiano

Il presente laboratorio intende fornire un quadro il più completo possibile del trattamento riservato dal cinema italiano al fenomeno storico-culturale denominato “fascismo”.

Finita la seconda guerra mondiale, il ventennio fascista resta per diversi anni una tematica tabù, a cui il cinema italiano non osa accostarsi, per paura di riportare alla luce un passato scomodo e mai fino in fondo superato.

Si può dire che le prime vere e coraggiose riproposizioni cinematografiche del fascismo si affaccino nel cinema italiano degli anni ’70. In particolare, il nostro laboratorio non potrà prescindere da due capolavori usciti a pochi anni di distanza l’uno dall’altro, firmati da due maestri del cinema italiano: si tratta di Amarcord (1973), di Federico Fellini, e Novecento (1976) di Bernardo Bertolucci. In Amarcord, Fellini mette in scena un poetico e sfumato ritratto della Rimini della sua adolescenza – risalente appunto ai primi anni Trenta – fornendo un’irripetibile ricostruzione del regime fascista di allora. Del fascismo viene restituita soprattutto la serie di apparati e manifestazioni liturgiche cui era sottoposto il popolo italiano, nelle sue diverse fasce d’età. Con Novecento, invece, Bertolucci ci restituisce un fedelissimo spaccato dell’Emilia del secolo scorso, con particolare attenzione appunto all’ascesa del fascismo e, in seguito, alla sua caduta.

Il laboratorio spazierà però poi anche a film molto più recenti, di cui cito almeno Vincere (2009) di Marco Bellocchio: ineguagliabile ricostruzione del fascismo, analizzato in ogni sua fase, con particolare attenzione agli anni della presa del potere, attraverso il particolare punto di vista di Mussolini, e della sua prima fedele compagna (poi da lui ripudiata) Ida Dalser.

Un incontro di due ore rivolto alle ultime classi delle scuole secondarie di primo e di secondo grado.

Laboratorio condotto da Livio Lepratto.

Il “boom” economico raccontato dal cinema italiano:

tra gioia di vivere e disillusione

Uscita da poco dagli scempi e dalle rovine della seconda guerra mondiale, l’Italia repubblicana visse – nel decennio compreso tra la metà degli anni ’50 e la metà degli anni ’60 – una stagione di incredibile crescita economica e di cambiamenti sociali veloci e intensi.

Molti film italiani dell’epoca fungono appunto da attendibili testimoni di quel generale clima di benessere e di euforia, presentandone anche le numerose contraddizioni ad esso collegate.

Il filone cinematografico maggiormente sensibile a tale clima di fermenti e cambiamenti è stato senza dubbio la commedia all’italiana, che partendo proprio da un’analisi attenta della realtà dell’epoca, ne ha saputo restituire anche uno spaccato sociale profondamente ironico e pungente.

Emblematici, in tal senso, due capolavori di Dino Risi quali Una vita difficile (1961) e Il sorpasso (1962), e un film di Vittorio De Sica, significativamente intitolato appunto Il boom (1963): tutte commedie, queste, dai risvolti quanto mai grotteschi e tragici.

Ma anche al di fuori del genere “commedia” il cinema italiano ha saputo registrare gli splendori e le miserie del boom economico. Un nome fra tutti: La dolce vita (Federico Fellini; 1960), che contribuì a lanciare nel mondo il mito appunto della “dolce vita” italiana, sinonimo di spensieratezza e di benessere collettivo.

Diversi film socialmente impegnati hanno poi saputo mettere in luce tutti gli inquietanti scenari nascosti dietro il “boom” economico, quali l’alienazione dello squallido mondo impiegatizio (Il posto, Ermanno Olmi, 1961), la corruzione e la speculazione edilizia (Le mani sulla città, Francesco Rosi, 1963).

Un incontro di due ore rivolto alle ultime classi delle scuole secondarie di primo e di secondo grado.

Laboratorio condotto da Livio Lepratto.

3.

Arte e storia

La storia nell'arte

Basandosi sul principio che l'arte sia specchio della società che la produce, il laboratorio vuole suggerire un percorso alternativo alla lezione storiografica. Durante le ore di incontro si cercherà di discutere con i ragazzi di un determinato periodo o evento storico mediante la presentazione di alcune opere d'arte significative e che riflettano le tematiche proposte. Si spazierà tra pittura, scultura, performance e attività video-installative per evidenziare il carattere vario e diversificato della società, di come l'arte venisse usata come mezzo di propaganda, nonché dei differenti punti di vista con il quale un evento storico può essere analizzato. Data la natura del laboratorio, sarà possibile concordare con l'insegnante la scelta delle opere e del periodo storico di riferimento in base alle esigenze programma scolastico.

Tramite un approccio immersivo il laboratorio può prevedere anche la realizzazione di un elaborato finale da parte dei ragazzi che vogliano cimentarsi in una determinata tecnica artistica.

Due incontri di due ore ciascuno rivolti alle ultime classi delle scuole secondarie di primo e di secondo grado.

Laboratorio condotto da Giulia Bacchini

4.

Fascismo italiano

La scuola fascista

Il laboratorio che si articola in due incontri ha come obiettivo la comprensione della modalità d’insegnamento nella scuola dell’obbligo durante il regime fascista e la comparazione con quella prospettata dalla Costituzione repubblicana del 1948. Attraverso il linguaggio e le parole contenute nei libri di testo del ventennio e riprese nei registri scolastici (in particolare del 1930-31) sarà possibile individuare i punti salienti che ispirarono la scuola fascista. Analizzando gli articoli della Costituzione riferiti all’insegnamento e alla scuola sarà possibile invece comprendere i riferimento culturali e formativi a cui si ispirarono i padri e le madri costituenti. Dalla comparazione delle due fonti sarà possibile percepire l’importanza e i cambiamenti, profondi, che accompagnarono il passaggio dalla dittatura alla democrazia.

Due incontri di due ore ciascuno rivolti alle ultime classi delle scuole secondarie di primo e di secondo grado.

Laboratorio condotto da Anna Fava.

Nel nome della razza:

l’Africa orientale italiana nei discorsi

e nelle immagini del regime fascista

Il passato coloniale italiano- al contrario di quanto è avvenuto in altre nazioni- non è ancora “passato”, non è entrato cioè a far parte della memoria diffusa e condivisa del nostro paese. Il recupero di tale memoria fatta fino ad ora perlopiù di amnesie, rimozioni ed autocensure, è l’obiettivo di questo laboratorio. È infatti fondamentale comprendere il ruolo che la rappresentazione dell’Altro- sia esso uomo, donna o un semplice luogo- ha avuto nella costruzione dell’immaginario coloniale, soprattutto nell’universo iconografico e nei discorsi della stampa dell’epoca fascista. È infatti nei primi mesi del 1936, mentre viene portata avanti la conquista dell’Etiopia, che il governo di Mussolini inizia la costruzione dell’edificio giuridico e propagandistico del razzismo coloniale di Stato. Un’attenta analisi di foto, articoli di giornale e discorsi pubblici permetterà di avere un’idea concreta, seppur sommaria, di come e perché il razzismo odierno affondi le sue radici in un periodo storico preciso come quello coloniale e fascista.

Uno o due incontro (a scelta) di due ore ciascuno rivolti alle ultime classi delle scuole secondarie di primo e di secondo grado.

Laboratorio condotto da Chiara Nizzoli.

La guerra a Parma

1940-1945

Il 10 giugno del 1940 l’Italia entra nel Secondo conflitto mondiale, a fianco dei tedeschi. A partire da quel momento anche Parma è costretta a misurarsi con la brutalità della guerra. Obiettivo del laboratorio è analizzare - mediante l’ausilio di documenti, testimonianze, fonti a stampa - la reazione della città di fronte al conflitto nelle sue diverse fasi: l’ingresso in guerra, la «fiduciosa attesa» tra la caduta di Mussolini e l’armistizio, l’occupazione tedesca nel biennio 1943-45. Al centro dell’attenzione saranno soprattutto i cambiamenti occorsi nella quotidianità della popolazione civile. Cosa significava vivere in tempo di guerra? Quali erano i punti di ritrovo e socialità, quali quelli di approvvigionamento e assistenza? Come reagì la città all’occupazione tedesca, ai bombardamenti della primavera 1944? Questi interrogativi verranno affrontati e discussi dagli studenti, in un percorso che si concentra sul «caso locale» ma che non ne trascura la contestualizzazione nel più ampio contesto nazionale e internazionale.

Due incontri di due ore ciascuno per scuole secondarie di primo e di secondo grado.

Laboratori condotti da Teresa Malice e Marco Minardi.

I bambini di Parma nel lager di Auschwitz

Una piccola storia per narrare la Storia. Cinque bambini ebrei di Parma nel 1938 non poterono più sedersi tra i banchi di scuola insieme ai loro compagni. Cominciò così per loro un percorso doloroso tra discriminazioni, divieti, leggi razziali, arresti e deportazioni. Attraverso le loro vite cercheremo di capire meglio il razzismo biologico, la politica antisemita e la persecuzione antiebraica in Italia.

Attraverso i pochi documenti rimasti ripercorreremo il viaggio di questi cinque bambini e delle loro famiglie da Parma al campo di Monticelli Terme e poi a quello di Fossoli fino all’ultimo viaggio all’interno del convoglio numero 9 con destinazione Auschwitz.

Un incontro di due ore rivolto alle ultime classi delle scuole secondarie di primo e di secondo grado.

Laboratorio condotto da Marco Minardi

5.

La Resistenza

La Resistenza in Italia e nel Parmense

La scelta antifascista, le organizzazioni politico-militari della Resistenza, gli aspetti militari e civili dell’antifascismo italiano, gli Alleati, la repressione nazifascista, l’Emilia e la linea Gotica, i giorni della Liberazione e la difficile uscita dalla guerra.

La maggior parte degli italiani sperava che fosse vero, che la guerra potesse davvero essere finita con la caduta del fascismo e l’annuncio dell’Armistizio. Non fu così. La guerra durò altri venti mesi. Venti lunghi mesi di occupazione militare e di «governo» neofascista. In questo contesto si sviluppò il movimento di liberazione nazionale e la lotta antifascista. Un’esperienza unica nella storia d’Italia che segnò profondamente la storia sociale e politica degli italiani e che ebbe conseguenze rilevanti nella nascita della repubblica democratica del dopoguerra.

Laboratorio di due ore rivolto alle ultime classi delle scuole secondarie di secondo grado condotto da Chiara Nizzoli

"Fischia il vento"

storie e canzoni partigiane

Le canzoni sbocciate durante il periodo delle lotte contro il nazifascismo non sono semplicemente l'unione di note e parole: sono un inno ad un'Italia nuova, libera e democratica. Il percorso si propone di risalire alle radici storiche ed emotive di brani che rappresentarono la colonna sonora della Resistenza. Da "Fischia il vento" a "Bella Ciao", passando anche per le canzoni che nacquero e furono cantate nel parmense, il progetto intende rimuovere la polvere caduta, nel corso dei decenni, su spartiti e testi nell'intento di far tornare in vita parole di cui si è perso l'accompagnamento e viceversa. A tale scopo, con l'ausilio di strumenti musicali e con la collaborazione attiva degli studenti, il laboratorio sfocerà nella composizione di melodie e testi in grado di dare una dimensione contemporanea ai valori della Resistenza e della Liberazione.

Laboratorio di due ore rivolto alle ultime classi delle scuole secondarie di secondo grado condotto da Salvo Taranto.

Guerra e Resistenza attraverso

la letteratura per ragazzi

La Storia la scrivono i grandi. Eppure anche i bambini e i ragazzi ne sono protagonisti, e la vivono con occhi diversi da quelli degli adulti. Numerosi autori hanno cercato di raccontare i conflitti, la repressione, la morte ma anche il coraggio e la solidarietà attraverso lo sguardo dei bambini, dando vita a un filone narrativo prezioso per la costruzione di una coscienza storica nei ragazzi e per riaffermare la necessità di difendere i diritti e rifiutare le ingiustizie. Scriveva Guido Petter: “La Resistenza ha lasciato un’eredità morale che può essere riassunta in tre punti: conservare la capacità di indignarsi di fronte a ogni ingiustizia che si incontra; conservare e sviluppare una capacità di iniziativa, senza aspettare che qualcuno ci solleciti; essere capaci di resistere, senza cedere mai, anche quando tutto sembra andare alla rovescia, per preparare con tenacia e fiducia le condizioni per una riscossa.” Il laboratorio propone un percorso bibliografico in cui la letteratura diventa un mediatore delicato per affrontare la guerra, la violenza, la pace, la libertà.

Laboratorio di due ore rivolto alle ultime classi delle scuole secondarie di secondo grado condotto da Anna Biazzi.

6.

Repubblica, Costituzione e cittadinanza democratica

Sudditi. Fascisti. Cittadini.

Stato e cittadinanza dalla dittatura fascista a democrazia repubblicana

La proposta didattica affronta il tema della cittadinanza dalla rivoluzione fascista alla Costituzione repubblicana. Attraverso l’uso delle fonti storiche, documenti e filmati, verrà analizzato e discusso il concetto di cittadinanza e il rapporto tra stato e cittadini così come si è concretizzato nel corso degli anni Trenta e Cinquanta, a partire dallo Statuto Albertino, passando per l’impostazione ideologica voluta dal fascismo, fino all’introduzione del nuovo concetto di cittadinanza introdotto con la promulgazione della Carta costituzionale.

Due incontri di due ore ciascuno per scuole secondarie di primo e di secondo grado. Laboratorio condotto da Marco Minardi

Donne e cittadinanza.

Fascismo, democrazia, diritti e lavoro.

Il 900 delle italiane

Dal movimento delle Suffragette ai primi scioperi delle mondine e delle operaie, dalle leggi restrittive del fascismo all’impegno della donna nella seconda guerra mondiale fino alla prima volta delle donne al voto. Poi la rivoluzione dei costumi della seconda metà del 900, la legge costituzionale e le leggi di parità: un itinerario attraverso le fonti storiche e storie esemplari. Il 900 vissuto dalle donne, con uno sguardo particolare rivolto alle donne di Parma e della sua provincia.

In particolare è con la fine della guerra e l'inizio di una nuova fase di partecipazione democratica alla vita sociale e politica del Paese che le donne acquisiscono piena cittadinanza. Se la Resistenza aveva rappresentato un momento decisivo nel processo di emancipazione favorendo un protagonismo femminile del tutto al di fuori e spesso in antitesi con gli schemi consolidati, le donne del dopoguerra sanno anche incarnare, accanto e più degli uomini, i bisogni e le legittime aspirazioni di un paese da ricostruire: non solo diritto al voto quindi ma anche al pane e al lavoro approdando così ad una condizione di piena cittadinanza.

Tre incontro di due ore ciascuno rivolti alle ultime classi delle scuole secondarie di primo e di secondo grado.

Laboratori condotti da Anna Fava, Chiara Nizzoli, Teresa Malice

7.

La guerra fredda

Il “confine mobile”

Questo approfondimento si propone di delineare un quadro storico generale, il più possibile esaustivo, delle complesse vicende che hanno caratterizzato e modificato drasticamente il confine orientale, proprio per questo motivo definito “confine mobile”.

Verranno contestualizzati gli eventi su un arco di tempo di lungo periodo, partendo dalla Prima Guerra Mondiale, con un accenno ai rapporti tra italiani e slavi nella Venezia Giulia tra Ottocento e Novecento, per poi affrontare il fascismo di frontiera, l’avvento della seconda guerra mondiale, l’aggressione e in seguito l’occupazione italiana della Jugoslavia (1941-1943), l’occupazione tedesca della “Zona d’operazione Litorale Adriatico” e la Resistenza antifascista. Una volta fornite le coordinate storiche fondamentali, verrà affrontato il tema delle foibe giuliane e quindi dell’esodo giuliano dalmata.

Un incontro di due ore rivolto alle ultime classi delle scuole secondarie di primo grado.

Due incontri di due ore ciascuno rivolti alle ultime classi delle scuole secondarie di primo grado.

Laboratorio condotto da Maria Luisa Molinari.

«Era come sentirsi stranieri in patria».

L’esodo giuliano-dalmata: storie, voci, luoghi e ragioni

di una popolazione in esilio

Questo approfondimento si propone di illustrare il tema dell’esodo giuliano-dalmata: tra il 1944 e la seconda metà degli anni Cinquanta, spinti dalla progressiva perdita delle proprie terre cedute alla Jugoslavia di Tito, più di 250.000 italiani - a Fiume e nella penisola istriana - lasciano per sempre le loro case, prendendo la via dell’esilio. Dopo una panoramica sui risultati prodotti dall’esodo – l’arrivo in Italia, le destinazioni oltreoceano e i rimasti nelle terre d'origine – ne verranno indagate le motivazioni e le conseguenze, ovvero l’integrazione nelle nuove realtà, riflettendo altresì su cosa significhi la scelta dell’abbandono, soprattutto in termini di vissuto personale e familiare, con il duro corollario di traumi psicologici, culturali e sociali che ne scaturiscono.Infine, partendo dall'esodo giuliano-dalmata, che è cosa certamente ben diversa dall'immigrazione odierna, si cercherà di riflettere insieme sul carattere di mobilità e multiculturalità della società contemporanea che impone nuove ed accorte pratiche di convivenza civile.

Un incontro di due ore rivolto alle ultime classi delle scuole secondarie di primo e di secondo grado.

Laboratorio condotto da Maria Luisa Molinari.

La Guerra fredda vista dai protagonisti:

propaganda e retorica politica

Dal 1946 al 1991 l’intero scenario delle relazioni internazionali è stato dominato dalla Guerra fredda, una situazione sospesa tra il rischio costante dello scoppio di una guerra nucleare e una pace guerreggiata determinata dall'equilibrio delle forze.

Dopo un'introduzione sulla definizione di Guerra fredda e sulle sue diverse fasi, finalizzata ad una riflessione sul carattere non “neutrale” dei termini utilizzati in storiografia, la proposta laboratoriale mira a ricostruire, attraverso la “voce dei protagonisti” (da Stalin a Truman, da Kennan a Churchill, da Ždanov a Sukarno), le premesse e i passaggi fondamentali che hanno contribuito al delinearsi dell'assetto mondiale bipolare.

In seguito, verranno esaminate le armi e le strategie adottate dalle due super-potenze rivali nella lotta per la supremazia mondiale, con un focus privilegiato sul ricorso politico e ideologico alla propaganda, tanto nel blocco occidentale quanto in quello comunista.

Due incontri di due ore ciascuno rivolti alle ultime classi delle scuole secondarie di primo e di secondo grado.

Laboratorio condotto da Alessandra Mastrodonato.

Oltre la «cortina di ferro».

Il dissenso nel blocco sovietico visto dall’Italia (1953-1989)

Il mondo bipolare e la contrapposizione tra la sfera capitalista e quella socialista, la «cortina di ferro», il «socialismo reale»: il laboratorio propone un’ampia panoramica su parole e concetti della Guerra fredda, concentrandosi in particolare sulle rivolte antisovietiche avvenute nei paesi dell’Europa dell’Est. Prospettiva privilegiata è quella italiana: attraverso l’analisi di stampa, documenti, filmati dell’epoca prodotti nel nostro Paese gli studenti apprendono cause, avvenimenti e conseguenze delle grandi manifestazioni di dissenso nel blocco sovietico (la rivolta operaia di Berlino Est del 1953, quella ungherese del ’56 e il 1968 a Praga, senza trascurare la «rivoluzione pacifica» dell’89 con la caduta del Muro), imparando tuttavia anche a riflettere in modo critico sul loro significato, in rapporto al contesto storico-politico e alle differenti rappresentazioni pubbliche che di quegli avvenimenti furono fornite.

Un incontro di due ore rivolto alle ultime classi delle scuole secondarie di secondo grado.

Laboratorio condotto da Teresa Malice.

Berlino

dalla Guerra fredda all’Europa

Perché è stato costruito il muro di Berlino? Per riflettere su questi interrogativi viene proposto un laboratorio didattico che mira a ricostruire l’evoluzione storica di quello che fu uno dei simboli più significativi della Guerra Fredda. Dopo un breve inquadramento storico generale sulla Germania sotto il nazismo e durante la II Guerra mondiale, verrà sviluppato il periodo dell’occupazione militare russo\americana\inglese e francese, per poi toccare il cruciale momento del blocco e del ponte aereo di Berlino - quasi un prodromo del muro - , fino alla nascita dei due Stati nel 1949: la Repubblica Federale e quella Democratica Tedesca. L’incontro proseguirà poi trattando i rapporti tra le due Germanie negli anni Cinquanta, la costruzione del muro, le conseguenze nella vita quotidiana della popolazione e le fughe e gli avvenimenti dello storico autunno 1989 che portarono all’abolizione di tutti i divieti di spostamento e di contatto tra le due Germanie, creando le premesse per una vera Europa unita.

Un incontro di due ore rivolto alle ultime classi delle scuole secondarie di primo e di secondo grado.

Laboratorio condotto da Maria Luisa Molinari.

Sotto il muro di Berlino:

storia di un “confine” e dei tentativi di attraversarlo

13 Agosto 1961: nel cuore di Berlino inizia la costruzione di un complesso sistema di fortificazioni finalizzate a separare, come una barriera invalicabile, la zona ovest della città, un tempo suddivisa in tre settori d’occupazione (francese, inglese ed americano), da quella orientale, facendone un'enclave all'interno della Germania dell'est. Con l'edificazione del muro, da un giorno all'altro vengono tagliate e separate strade, piazze, case e famiglie, i collegamenti del traffico urbano e della metropolitana sono interrotti, ai cittadini berlinesi è impedito di recarsi al lavoro o di riabbracciare i propri affetti al di là del muro. Di fughe, però, ce ne sono state tante, la maggior parte delle quali nei primi mesi di esistenza del muro, e furono circa 70 le gallerie sotterranee costruite sotto il muro per fuggire in direzione di Berlino ovest.

La proposta laboratoriale mira a ricostruire la storia del muro da un'angolatura particolare, mediante il racconto di storie esemplari che ripercorrono, passo dopo passo, la costruzione di questo “confine” insormontabile nell'impianto urbanistico cittadino e gli innumerevoli tentativi di oltrepassarlo attraverso i “tunnel della libertà” scavati dai berlinesi nel sottosuolo della propria città.

Un incontro di due ore rivolti alle ultime classi delle scuole secondario di primo e di secondo grado.

Laboratorio condotto da Alessandra Mastrodonato.

8.

Colonialismo e indipendenza

L’Africa tra colonialismo storico e indipendenza

negli anni ‘50-’60

Sono gli anni dell’Africa, della decolonizzazione, della guerra fredda e della nascita di nuovi stati indipendenti. L’inizio di una “nuova” storia per i popoli africani che contribuisce a formare nuove identità nazionali e culturali sovrapponendosi alle culture antiche ancora fortemente radicate nella vita del continente.

Il laboratorio si pone l’obiettivo principale di uscire dalla visione eurocentrica della storia del Novecento, mettendo al centro dell’indagine il continente africano e i suoi rapporti con l’Occidente in un periodo cruciale per gli assetti mondiali: gli anni della guerra fredda, coincidenti con la decolonizzazione della maggior parte dei paesi africani sull’onda di istanze quali l’autodeterminazione dei popoli, l’indipendenza e il non allineamento.

Due incontri di due ore ciascuno rivolti alle ultime classi delle scuole secondarie di primo e di secondo grado.

Laboratorio condotto da Chiara Nizzoli.

La “guerra calda” in Asia

La Seconda guerra mondiale lascia presto il posto ad un clima che verrà nominato di “Guerra fredda” tra i due blocchi dominanti, quello sovietico e quello statunitense. Questa categoria storica pecca se non di approssimazione, perlomeno di eurocentrismo in quanto, per un Occidente che parzialmente vive un conflitto silente e strisciante, vi sono altre parti di mondo che invece vedono la guerra manifestarsi nelle sue forme più classiche e dirompenti. L'Asia centro-orientale diviene ben presto campo di battaglia tra le due potenze, le quali cercano di riconfigurare un nuovo assetto all'indomani del chiudersi del periodo coloniale. L'incrociarsi di tentativi egemonici e fenomeni post-coloniali favoriranno il susseguirsi di una serie di eventi che questo laboratorio intende mettere in evidenza e correlazione. Dopo aver fatto, quindi, una panoramica sulla condizione asiatica al termine della Seconda guerra mondiale si proseguirà con i conflitti conseguenti (guerra di Corea, guerra in Vietnam ecc.) e gli scontri inter-asiatici (conflitti indo-pakistani; indo-cinesi ecc.). L'obbiettivo è quello di contestualizzare gli eventi e comprendere questi sia in ottica post-coloniale che in ottica di “guerra fredda”.

ll laboratorio sarà inoltre occasione per riflettere e confrontarsi sul concetto di Oriente ed Occidente.

Un incontro di due ore ciascuno rivolto alle ultime classi delle scuole secondario di primo e di secondo grado.

Laboratorio condotto da Domenico Vitale.

Il novecento cinese:

La Cina comunista

Il novecento cinese è forse una delle storie più ricche e affascinanti e al tempo stesso poco conosciute degli ultimi secoli. Un secolo che la Cina apre in deflagrante crisi interna, l'impero millenario ormai moribondo, preda ambita delle potenze occidentali e orientali che si spartiscono famelici i tesori di questo grande paese. Nel giro di pochi decenni la Cina passa da Impero ad una repubblica lacerata fin dalla nascita pere poi, attraverso un ventennale guerra civile, arrivare all'attuale Repubblica popolare cinese governata da un solo partito: il Partito comunista cinese. Sullo sfondo di queste vicende vivono uomini controversi, primo fra tutti Mao Zedong, Il grande timoniere. Il tentativo di rendere la Cina una grande potenza passerà attraverso politiche radicali, grandi fallimenti, grossissime perdite umane, per poi ascendere al chiudersi di questo lungo secolo a ruolo di grande protagonista sul palcoscenico mondiale.

Il laboratorio cercherà di delineare dunque i diversi passaggi della storia cinese del novecento, concentrandosi sulla Cina comunista, analizzando peculiarità e personaggi, cercando infine di riflettere sui più recenti sviluppi che hanno portato la Cina ad “aprirsi” al mondo globalizzato, ponendo per ultimo riflessioni e evidenze sui tratti più caratteristici della Cina odierna.

Il laboratorio sarà inoltre occasione per riflettere e confrontarsi sul concetto di Oriente ed Occidente.

Due incontri di due ore ciascuno rivolto alle ultime classi delle scuole secondarie di secondo grado.

Laboratorio condotto da Domenico Vitale.

Novecento indiano:

dalla non-violenza di Gandhi al fondamentalismo indù

L'India evoca immagini esotiche, colori vivaci, odori di spezie, ma nascosta sotto queste immagini da cartolina vi è una storia complessa, feroce quanto esemplare. Il novecento indiano vede per una buona metà l'ingombrante dominio britannico, all'ombra di esso nascono peculiari tentativi di indipendenza che passano soprattutto attraverso un uomo che ha assunto i contorni di grande icona novecentesca, Mahatma Gandhi. Ma chi era il Gandhi storico e per cose combatteva? Egli eleva a prassi politica un concetto in realtà a lui precedente, quello della “disubbidienza civile”, riesce a farne fenomeno di massa, eppure egli sarà uno dei grandi sconfitti di questa storia. Dopo aver raccontato l'India di Gandhi, vedremo l'India successiva alla Partition (la divisione in due nazioni, quella attuale Indiana a maggioranza indù e quella pakistana a maggioranza musulmana, a sua volta divisasi successivamente con la nascita del Bangladesh) fino a giungere ai più recenti sviluppi che hanno visto prendere il potere al Bharatiya Janata Party, il partito nazionalista che si lega al fenomeno “fondamentalismo indù”. Ma di cosa intendiamo con “fondamentalismo indù”? Siamo abituati ad associare la parola fondamentalismo all'islam, eppure scopriremo che perfino una religione come quella indù che ha fatto della propria verità suprema l'Ahimsa, ovvero la Non-violenza ha generato i propri mostri. Ne analizzeremo le cause e le conseguenze.

Il laboratorio sarà inoltre occasione per riflettere e confrontarsi sul concetto di Oriente ed Occidente

Due incontri di due ore ciascuno rivolto alle ultime classi delle scuole secondarie di secondo grado.

Laboratorio condotto da Domenico Vitale

9.

“Strategia della tensione”

Da Milano a Brescia.

Strategia della tensione e stragi di Stato (1969-1974)

Dalla fine degli anni Sessanta agli anni Ottanta, in Italia, dietro le quinte del potere si è giocata una battaglia mortifera, caratterizzata da terrore e disordine sociale. A quell’insieme di disegni eversivi, congegnati per creare nella popolazione una sensazione di paura diffusa, è stato dato il nome di «strategia della tensione». Nonostante la distanza temporale che ci separa ormai da quel periodo, scandito da bombe e stragi, esso è spesso considerato un tabù, soprattutto in ragione della scarsa chiarezza che ancora lo circonda in sede giudiziaria. Tuttavia, se la «verità giudiziaria» è ancora incerta, esiste una «verità storica». Obiettivo del presente laboratorio è cercare di farla riemergere, grazie a uno studio puntuale e obiettivo della documentazione disponibile. Al centro dell’analisi saranno gli «anni orribili» dello stragismo tra il 1969 e il 1974, e in particolare i casi di Piazza Fontana a Milano (12 dicembre ‘69) e di Piazza della Loggia a Brescia (28 maggio ‘74).

Un incontro di due ore rivolto alle ultime classi delle scuole secondarie di primo grado.

Laboratorio condotto da Teresa Malice.

10.

Mafia/mafie

Uomini di disonore:

Storia della mafia siciliana

Dopo un breve accenno alla nascita del fenomeno mafioso negli anni a cavallo dell'unificazione, il percorso prenderà vita dai primi episodi di contaminazione tra Cosa Nostra, la politica e le alte sfere dell'economia nazionale, passando per gli anni della dittatura fascista e del prefetto Mori, fino allo sbarco degli Alleati nell'isola e la conseguente rinascita della mafia.

Temi centrali nello svolgimento del laboratorio saranno la capacità dell'organizzazione mafiosa di espandere i propri traffici, fino all'esplosione delle due guerre di mafia che sancirono l'ascesa dei Corleonesi. In conclusione verranno trattate pagine più recenti come la formazione del pool antimafia di Palermo, il pentitismo, l'attività della magistratura e le condanne fioccate a coronamento del Maxiprocesso: la ragione delle stragi che, tra il 1992 ed il 1993, insanguinarono la Sicilia e l'Italia.

Due incontri di due ore ciascuno rivolti alle ultime classi delle scuole secondarie di primo e di secondo grado.

Laboratorio condotto da Salvo Taranto.

Le mafie uniscono l'Italia:

dalla nascita al Sud alla conquista del Nord.

Sicilia, Calabria, Campania: sono queste le culle delle tre organizzazioni criminali più potenti in Italia. Cosa Nostra, 'Ndrangheta e Camorra sono nate nell'Ottocento, hanno imparato a camminare sulle gambe di uno Stato appena unificato e sono diventate adulte dopo l'avvento della Repubblica. Il laboratorio ricostruirà la storia di queste realtà malavitose, spiegando le ragioni che ne hanno determinato la comparsa, il radicamento in Meridione e la successiva, e più recente, diffusione al Nord.

La prima fase laboratoriale partirà dalla metà del diciannovesimo secolo per approdare alla Liberazione: verranno pertanto illustrati parallelamente gli eventi principali, le caratteristiche fondamentali dei tre fenomeni criminali in questione, analizzando tratti in comune ed elementi di differenziazione.

La seconda parte, invece, ricostruirà quanto avvenuto negli ultimi settant’anni: l'ascesa inarrestabile, fino agli anni Novanta, di Cosa Nostra; la forza acquisita dalla Camorra anche grazie al traffico di rifiuti provenienti dal Nord e seppelliti nelle terre controllate dai clan; l'espansione che ha permesso alla 'Ndrangheta di essere presente in quattro continenti e di diventare la mafia più ricca e pericolosa del mondo.

La conclusione di questa sezione di lavoro sarà dedicata, infine, alla presenza delle mafie in Emilia Romagna e, in particolare, nel parmense.

Due incontri di due ore ciascuno rivolti alle ultime classi delle scuole secondario di primo e di secondo grado.

Laboratorio condotto da Salvo Taranto

Per informazioni: direzione@istitutostoricoparma.it

Schede biografiche dei ricercatori


  • FRANCESCA BADI (1978) laurea in Storia contemporanea all'Università di Bologna. Si occupa soprattutto di storia di genera di politiche di pari opportunità e di storia orale.
  • ANNA BIAZZI (1988) Laurea triennale in Lingue e letterature europee e Laurea Magistrale in Antropologia all’École des hautes études en sciences sociales di Parigi. Si occupa di letteratura per ragazzi.
  • ANNA FAVA (1969) laurea in Scienze politiche all'Università di Bologna. Educatrice, si occupa soprattutto di storia di genere e Costituzione repubblicana.
  • LIVIO LEPRATTO (1985) laurea in Beni artistici, teatrali, cinematografici e dei nuovi media e laurea magistrale in Giornalismo e cultura editoriale all'Università di Parma. Ha frequentato la Scuola di Dottorato in Storia e critica del cinema presso la medesima università con un progetto relativo ai rapporti tra il cinema e la cultura cristiano-cattolica, in Italia e in Francia.
  • TERESA MALICE (1989) laurea magistrale in Scienze storiche all'Università di Bologna attualmente dottoranda di ricerca presso lo stesso ateneo. Si occupa soprattutto di storia della guerra fredda, del mondo comunista e di storia politica della Resistenza.
  • ALESSANDRA MASTRODONATO (1984) laurea in Storia e società e dottorato di ricerca in Storia dell'Europa moderna e contemporanea all'Università degli Studi di Bari. Si occupa in prevalenza di Guerra fredda, propaganda politica e storia del Mezzogiorno.
  • MARCO MINARDI (1955) laurea in Storia contemporanea all'Università di Bologna. Direttore dell'ISREC Parma e si occupa soprattutto di storia del lavoro dell'Emilia contemporanea.
  • MARIA LUISA MOLINARI (1973) laurea in Lettere moderne e dottore in Storia contemporanea all'Università di Parma. Insegnante e studioso del Confine orientale con particolare riferimento all'esodo Giuliano-dalmata.
  • CHIARA NIZZOLI (1985) laurea in Storia del Mondo contemporaneo e laurea magistrale in Discipline storiche all'Università di Bologna con laurea conseguita 55 presso l'Universitée Paris VII - Diderot. Si occupa di cultural studies e in particolare di storia dell'Africa in età coloniale e post coloniale.
  • SALVO TARANTO (1981) Laurea in Scienze della comunicazione all'Università di Parma, giornalista pubblicista e membro del coordinamento provinciale dell'associazione antimafia Libera. Si occupa soprattutto di storia della mafia e del rapporto tra musica e poesia.
  • CARLO UGOLOTTI (1987) Laurea magistrale in Scienze storiche all'Università di Bologna attualmente dottoranda di ricerca presso lo stesso ateneo. Si occupa soprattutto del rapporto tra storia e cinema, del film come fonte storica e della relazione tra ideologia politica e produzione culturale soprattutto in ambito americano e italiano.
  • DOMENICO VITALE (1987) Attualmente iscritto all'ultimo anno della magistrale in Scienze storiche e orientalistiche presso l'Università di Bologna, nel suo percorso si è occupato di studi orientali con particolare attenzione alla Cina contemporanea.


In collaborazione con:

Comune di Parma, Comune di Fidenza, Comune di Salsomaggiore, Comune di Collecchio, Comune di Torrile, Comune di Sala Baganza, Comune di Montechiarugolo, Comune di Fontanellato, Comune di Sorbolo, Comune di Mezzani, Comune di Lesignano De’ Bagni, Comune di Traversetolo, Comune di Felino, Comune di Langhirano, ANPI di Collecchio, ANPI di Fornovo Taro.